Luigi Ferrante è nato nel 1966 a Gravina di Puglia, una piccola cittadina del sud, in una famiglia semplice e di sani principi. Sin dall’età di 14 anni si è formato attraverso la concretezza delle esperienze lavorative. Nel rigore di queste esperienze, la pratica del rispetto per il prossimo esprimeva l’esigenza interiore di avviare, già così giovane, del suo cammino spirituale.
Dopo il servizio militare, per lavoro, ha viaggiato e ha conosciuto persone, culture e luoghi diversi confrontandosi con nuove realtà. Vivendo in paesi come l’Inghilterra, l’Australia, la Francia, l’Indonesia e la Thailandia, ha operato con costanza e determinazione nel settore della ristorazione e dell’imprenditoria. Questo percorso gli ha insegnato a non temere i cambiamenti ma ad affrontarli con prontezza e senza paure.
Oggi si occupa di documentari per produzioni televisive e cinematografiche. Attraverso questo lavoro ha potuto vedere da vicino le piaghe sociali di quelle popolazioni che al mondo subiscono guerre e ingiustizie, povertà e fame. Ha compreso quanto fosse importante per lui documentare queste realtà e portarle all’attenzione del pubblico, ma allo stesso tempo ha voluto portare in questi paesi, con tempestività e concretezza, aiuti immediati e progetti umanitari.
In qualità di volontario e, successivamente, presidente e responsabile di associazioni di volontariato, ha partecipato a diverse missioni umanitarie all’estero. In India, fra le ultime da lui guidate, non si dimenticano: il terremoto nel Gujarat del 2001, dove ha distribuito beni di prima necessità; la carestia nell’Andra Pradesh del 2005, missione nella quale ha consegnato materiale ospedaliero ed aiuti umanitari di prima necessità; le missioni del dopo tsunami nel Tamil Nadu, 2005 e 2006, dove, nonostante le difficoltà, è riuscito a essere tempestivo nell’aiutare e soccorrere le vittime organizzando una cooperativa di pescatori per gestire le donazioni di barche da pesca; il terremoto del Kashmir-Pakistan, del 2006, dove ha distribuito beni di prima utilità e realizzato per le vittime un progetto per la ricostruzione delle case.
Sulla sua strada ha incontrato persone denutrite e afflitte da mali incurabili, ha visto la paura negli occhi di migliaia di bambini rimasti orfani e ha incontrato lo sguardo di tristezza e disperazione degli anziani abbandonati a se stessi. Questo vissuto ha formato in lui la ferma convinzione di proseguire nei progetti e realizzare quanto gli era possibile per cercare di alleviare quella sofferenza e portare la speranza.
“Ricordo con tenerezza e tristezza alcuni bambini del Tamil Nadu sopravvissuti allo tsunami, così impauriti dallo shock subito da non riuscire ad accettare, nonostante la fame, gli aiuti che stavamo loro offrendo. Con i miei compagni di viaggio sono riuscito ad ottenere la loro fiducia per farli uscire dai cespugli dove si erano nascosti facendomi così comprendere che la grande forza che ci infonde l’Amore prevale sempre, anche sulla paura e lo sconforto più totale”.
L’intensa e ricca esperienza di queste missioni non è stata priva di rischi. in particolare quella nel Tamil Nadu ha segnato profondamente la sua vita: è stato sequestrato e tenuto prigioniero al buio per tre lunghissimi giorni, disavventura che si è risolta per il meglio grazie all’intervento tempestivo di un caro Amico indiano.
E’ proprio attraverso la vita vissuta in prima linea che ha potuto educare e formare il suo carattere rafforzando la sua determinazione per poter essere un uomo d’azione.
“Amo il mio paese, amo la nostra gente, amo la nostra cultura apprezzata e valorizzata dal mondo intero!”.